Archive for the ‘Filosofia della Scienza’ Category

Il «Credo» di Odifreddi

lunedì, Gennaio 2nd, 2023

Il Credo di Odifreddi
Fig. 1


Continuiamo la lettura di alcuni brani di questo saggio. In particolare, il "Credo" di Odifreddi recita:

Credo in un solo Dio, la Natura, Madre onnipotente, generatrice del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, l'Uomo, plurigenito figlio della Natura, nato dalla Madre alla fine di tutti i secoli: natura da Natura, materia da Materia, natura vera da Natura vera, generato, non creato, della stessa sostanza della Madre.
Credo nello Spirito, che è Signore e dà coscienza della vita, e procede dalla Madre e dal Figlio, e con la Madre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti dell'Intelletto.
Aspetto la dissoluzione della morte, ma non un'altra vita in un mondo che non verrà.

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Dalla Coscienza ai buchi neri. Dissertazione sul significato di "realtà"

giovedì, Luglio 21st, 2022

Dalla Coscienza ai buchi neri. Dissertazione sul significato di


È online la nuova edizione del saggio Dalla Coscienza ai Buchi Neri: Dissertazione sul significato di "realtà" del fisico teorico Diego Marin.

L'edizione aggiornata è corredata da una mia prefazione che può essere letta in PDF. Di seguito il testo:

"[...] per i gatti tutto `e semplicemente com'è [...]"
Charles Bukowski

Per noi occidentali, l'aforisma del celebre scrittore statunitense è interpretabile alla stregua di una triviale tautologia. Al contrario, per gli orientali e in particolare per gli adepti Zen, esprime una "percezione diretta" di ciò che chiamiamo "realtà" in quanto non necessita del filtro dell'elaborazione cognitiva. Tradotto in termini più semplici è il famoso qui ed ora, caratteristica essenziale dell'approccio orientale finalizzato a un'esperienza meditativa, dalle inevitabili ricadute nella vita quotidiana.

Per converso, la domanda: «che cos'è la "realtà"?» rimane priva di risposta o magari, è semplicemente mal posta, nel senso che il termine medesimo sembrerebbe essere privo di significato. Incidentalmente, sono stati versati fiumi d'inchiostro nel vano tentativo di rispondere a tale angosciosa e fondamentale questione. In suo saggio (La visione scientifica del mondo. Laterza, 2009), Bertrand Russell non tenta di decifrare l'enigma, in quanto evidente fatica di Sisifo che conduce a una ineludibile circolarità, ma espone con assoluta e originale chiarezza i limiti del metodo scientifico finalizzato alla ricostruzione dello scheletro causale dell'universo e non alla ricerca di risposte a questioni filosofiche. Al contempo, sembra impossibile svincolarsi dalle ricadute epistemologiche della scienza, in particolare della fisica. In un paradigma differente, i filosofi ionici interpretavano il processo cognitivo in modalità autoreferenziale, attraverso la massima La conoscenza per amore della conoscenza.

La nascita del metodo scientifico (Galilei) con la complicità del dualismo cartesiano, innescò una drammatica attenuazione del "discorso filosofico" spostando il focus dell'approccio scientifico sugli aspetti puramente utilitaristici. Un esempio canonico è offerto da quel ramo della fisica noto come termodinamica, che si sviluppò proprio in vista della realizzazione delle macchine termiche che caratterizzarono la Rivoluzione industriale. La separazione scienza-filosofia continuò indisturbata fino alla seconda guerra mondiale, convergendo verso l'elusione definitiva del discorso filosofico, come ha recentemente osservato lo storico della fisica David Kaiser (Come gli hippie hanno salvato la fisica. Castelvecchi, 2016. Il risultato finale è sotto i nostri occhi: una Big Science orientata esclusivamente a soluzioni ipertecnologiche nonché al profitto.

Diego Marin, da buon fisico teorico, riesce ad esporre in un modo oseremo dire magistrale, la spinosa questione della natura della realtà. Non a caso, il sottotitolo di questo voluminoso libro è Dissertazione sul significato di "realtà". Il titolo, invece, rovescia il paradigma corrente secondo cui la coscienza sarebbe un triviale epifenomeno della materia. Di contro, le implicazioni epistemologiche della meccanica quantistica sembrerebbero suggerire il contrario (la materia quale "sottoprodotto" della coscienza). Una Coscienza «grande» quanto l'universo e che Marin cerca di catturare matematicamente in un Campo di ordinamento (nel paradigma di AFT: Arrangement Field Theory). Queste argomentazioni sono corroborate dal noto aforisma del fisico e premio nobel Erwin Schrödinger (La mia visione del mondo. Garzanti, 1987): La coscienza è l'unico teatro in cui si rappresenta tutto quanto avviene nell'universo; il recipiente che contiene tutto e al di fuori del quale non esiste nulla. L'allusione a un recipiente/contenitore è emblematica poiché in AFT non esiste uno spazio ambiente, ma sono le relazioni tra "oggetti" (che Marin chiama grani o atomi di spazio) che determinano lo spazio medesimo.

Ma la vera indagine proposta dall'Autore sulla natura della realtà, inizia con un racconto breve (Le creature di Kaha) che richiama lo stile visionario dello scrittore Philip K. Dick che tra l'altro, congetturò nel 1977 l'esistenza di una Matrix ovvero di una simulazione in cui noi tutti siamo immersi in modo da poter vivere l'illusione di un'esistenza. L'idea di Dick venne poi reinterpretata dagli sceneggiatori del famoso film MatriX.

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