[¯|¯] Deplatonizzando Eternamente

Marzo 12th, 2018 | by Marcello Colozzo |


Per il fisico Julian Barbour l'arena definitiva dove si realizzano gli eventi fisici non è lo spaziotempo, ma Platonia, un ente topologico atemporale derivante da una interpretazione non ortodossa della celebre equazione di Wheeler-DeWitt.

Nel bestseller La fine del tempo, Barbour propone un esempio suggestivo su una sua gatta (Lucy), come possiamo leggere dalle seguenti pagine:

julian barbour,la fine del tempo,equazione di wheeler de witt

julian barbour,la fine del tempo

In sostanza, noi percepiamo l'evoluzione temporale di un assegnato ente fisico, quando in realtà tale ente (che è "allocato" in Platonia), "evolve" in tale spazio delle configurazioni (atemporale). Utilizzando la metafora informatica, Platonia è una sorta di enorme hard disk, dove è codificata l'informazione relativa agli enti fisici che noi percepiamo come "oggetti" nell'arena spaziotemporale.

La creazione dell'universo sembrerebbe, dunque, essere un processo di "deplatonizzazione", nel senso che gli "oggetti" da pura informazione, acquisiscono materia/energia e quindi, spazio e tempo. Lo spaziotempo rappresenterebbe in tal modo, una sorta di "specchio" in cui l'universo osserva se stesso.

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