La "verità scientifica" ai tempi del Covid
Settembre 7th, 2020 | by Marcello Colozzo |A cinque anni dalla sua plubblicazione, il saggio Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a opinione è drammaticamente attuale.
Alcuni brani interessanti della recensione:
In tutti i casi, la difficoltà è sfuggire al paradigma della notizia che “guida” l’informazione scientifica. La necessità di trasformare ogni scoperta in applicazione fruibile e immediata spendibile mediaticamente presso il grande pubblico ha inevitabilmente favorito le pratiche di deformazione dei contenuti scientifici e amplificato i vizi della comunicazione.
Come già segnalato dal fisico David Kaiser in Come gli hippie hanno salvato la fisica, nella scienza e in particolare nella fisica, si è perso il "discorso filosofico". Rammentiamo a tale proposito l'aforisma di Einstein, secondo cui non esistono le scienze applicate ma le applicazioni della scienza, aggiungendo poi, che oggi la scienza è divenuta un fenomeno di mercato e spesso da baraccone (a causa di una cattiva divulgazione).
Cosa è accaduto? Dai tempi in cui si parlava di “verità” scientifica, univoca, oggettiva e tale, per usare la definizione di Galileo Galilei, in quanto verificabile e dimostrabile? In passato e fino alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, nell’immaginario collettivo, lo scienziato è stato il depositario di certezze inconfutabili derivate da un’attenta e onesta osservazione, sperimentazione e interpretazione della natura. Rispetto, credibilità e fiducia da parte dell’intera collettività nei confronti dei ricercatori erano tassative e nessuno si sarebbe permesso di entrare nel merito della elaborazione di teorie e scoperte. Proprio in ragione della netta separazione tra gente comune e studiosi, anzi, questi ultimi si sono concessi per lungo tempo il privilegio di rimanere isolati in una turris eburnea, riducendo al minimo scambio e interazioni con la massa. A distanza di 50 anni, lo scenario e i suoi attori appaiono cambiati in maniera significativa: più che d’avorio la torre è diventata di Babele, popolata da una moltitudine di nuovi interlocutori, tra loro diversi che il più delle volte non parlano la stessa lingua; alle leggi della natura che governavano gli scienziati si sono aggiunti i mezzi di comunicazione e i giudizi critici della gente; le ragioni che muovono la ricerca spesso si perdono tra interpretazioni sbagliate o esemplificazioni eccessive, scontrandosi con l’ignoranza diffusa e generando conflitti; la conoscenza, considerata un valore intangibile, e la parola dell’intellettuale rischiano di essere ridotti in mere opinioni e pareri.