Le contraddizioni del Riduzionismo scientifico

Maggio 20th, 2020 | by Marcello Colozzo |

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Fondamentalmente, il paradigma del Riduzionismo consiste nell'implementazione di un modello di un sistema complesso attraverso il comportamento dei suoi costituenti fondamentali.


Esempio. Se voglio costruire un modello fisico dell'atomo, devo necessariamente conoscere il comportamento dei suoi "costituenti elementari", ovvero gli elettroni e il nucleo. Si noti, che a sua volta il nucleo è un sistema composito in quanti costituito da neutroni e protoni i quali ultimi a differenza degli elettroni, non sono elementari a causa della loro struttura composita (quarks).

Tale paradigma ha permesso lo sviluppo della Scienza moderna essenzialmente basata sul metodo galileiano. Tutto ciò ha però dei limiti evidenti:

  1. Oggettivazione: escludendo l'osservatore cosciente a priori (condizione necessaria per poter ricostruire un'immagine della Realtà indipendente dall'osservatore medesimo), non è possibile ritrovare la "coscienza" a posteriori. Incidentalmente il paradosso della misura in meccanica quantistica, potrebbe essere - metaforicamente - la conseguenza del tentativo di nascondere in qualche modo l'"io cosciente" dall'indagine fenomenologica del Reale.
  2. Per quanto precede, nel paradigma riduzionistico processi del tipo "cognizione" e "consapevolezza di esistere" sono epifenomeni di un substrato neuronale.

Il punto 2 ci consente di comprendere appieno le contraddizioni di eminenti virologi, come riportato su questo articolo:

I virus si comportano da virus e, per definizione, vanno incontro a mutazioni. Il SARS-CoV-2 lo ha già fatto passando dal pipistrello a un’altra specie. Quindi prima o poi dovremmo assistere ad un’attenuazione. Fino ad allora dobbiamo proteggerci, senza avere paura», è l’ottimismo di Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare del Campus Biomedico. Per sua natura anche «questo agente infettivo non ha interesse a uccidere l’uomo, altrimenti perderebbe la possibilità di replicarsi. Gli conviene invece adattarsi all’ospite e cercare di convivere più o meno pacificamente con lui. Forse qualche compromesso potrebbe già averlo trovato. Se però adesso abbiamo la percezione del suo indebolimento è soltanto grazie agli effetti del lockdown che ne ha rallentato la circolazione».

Anche se viene utilizzato un linguaggio suggestivo (ed efficace), ma inesatto, desta stupore un'affermazione del tipo: questo agente infettivo non ha interesse a uccidere l’uomo. Ma se la manifestazione di una volontà è un banale epifenomeno di un substrato neuronale, come può una forma pseudo vivente quale appunto un virus, esibire una sorta di coscienza? Incidentalmente, un eminente immunologo contraddice l'ipotesi precedente: Non ci sono prove scientifiche. I dati sul sequenziamento di decine di migliaia di coronavirus isolati in tutte le parti del mondo non indicano nessuna mutazione significativa collegabile a minore infettività.

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