[¯|¯] Autopoiesi e cibernetica. Il concetto di rete autopoietica

Gennaio 23rd, 2019 | by Marcello Colozzo |

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Questo hand-book è pubblicato da Passerino Editore su Amazon, nonché su altre librerie digitali. Di seguito la sinossi

Nel 1970 i neurofisiologi cileni Humberto Maturana e Francisco Varela dell'università di Santiago del Cile, nel tentativo di formulare una definizione operativa di "sistema vivente" nel paradigma meccanicistico (ossia senza invocare enti metafisici del tipo forza vitale) si imbattereno in una strana proprietà dei predetti sistemi. In parole povere, ciò che effettivamente distingue un sistema vivente da un sistema non vivente, non è la capacità di riproduzione, bensì la proprietà di "produrre parte di sè". Tale argomentazione potrebbe suonare banale, ma in realtà apre nuovi fantastici orizzonti nel paradigma della teoria dei sistemi. I due neuroscienziati coniarono un nuovo termine per denominare la caratteristica fondamentale degli organismi viventi: autopoiesi che tradotto dal greco significa, appunto, produzione di sé.








Nel paradigma della teoria dei sistemi, l'autopoiesi è implementata dalla chiusura operativa: un sistema è autopoietico se il suo output è reindirizzato all'input. Si osservi che ciò è una condizione necessaria ma non sufficiente per l'autopoiesi. Infatti la circolarità input -> output -> input, rappresenta una capacità di autoregolazione del sistema, che è una condizione più debole dell'autopoiesi.

Un'analisi più attenta mostra che la chiusura operativa altro non è che la ricorsione. Infatti, nel paradigma della teoria dei sistemi è frequente l'implementazione dei sistemi di funzioni iterate, di cui abbiamo abbondamente discusso su questo blog.

Per comprendere le vere motivazioni che spinsero Maturana e Varela a formulare l'autopoiesi, bisogna riferirsi al periodo 1946-1960. Infatti, nel campo delle scienze positive in quegli anni stava emergendo un nuovo paradigma, essenzialmente basato sull'"organizzazione" di un sistema (fisico, biologico, economico, sociale) e non sulla sua struttura nel senso materiale del termine. In quegli anni alcuni fisici e matematici come Norbert Wiener e Von Neumann si riunivano nelle famose conferenze della Macy per discutere di questi problemi. Nacque, quindi, il cosiddetto movimento dei cibernetici. Il neologismo "cibernetica" (dal greco, "timoniere") fu coniato da Wiener, e la cibernetica è fondamentalmente, una "teoria del controllo" di un assegnato sistema dinamico, sia esso artificiale o umano/animale.

Humberto Maturana e Francisco Varela non facevano parte di quel movimento scientifico, ma sicuramente ne avevano sentito parlare, visto il calibro dei personaggi (Von Neumann era un noto matematico, che tra l'altro partecipò al progetto Manhattan che portò alla costruzione della bomba atomica). Probabilmente il nuovo paradigma emergente attirò l'attenzione dei due studiosi, che in seguito formularono il paradigma dell'autopoiesi.
C'è poi un altro indizio che, però riguarda più gli aspetti sociologici della teoria. Infatti, in rete c'è un articolo intitolato Cibernetica e ordine sociale. Probabilmente, le condizioni sociali che caratterizzavano quel periodo di fermento culturale (specialmente se ci riferiamo agli anni 60), giocarono un ruolo fondamentale.



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